ARIDITA’
Fino a quando crederò
nella presunzione consolatrice
di uno scrivere già adulto?
Non mi sono serviti –non ho posseduto-
i passaggi i chiaroscuri le gradualità.
Ho riamato Zarathustra l’intransigente
con i meccanismi mentali
-aridi ora so-
di uomo ancor giovane.
Eppure i miei vent’anni
erano già polvere
-il battello sale il fiume
gonfiando l’acqua di eliche
ripetendo l’illusione di forza-
e la mia aridità traduceva conati
in frammenti scomposti.
Mi sono trovato a scrivere
parola su parola
ma non come un artigiano
-mi sarebbe stato consolazione
inguaribile homo faber-
come un ragioniere piuttosto
incatenato su contabilità di selce
su segni identici immutabili
DALLA PREFAZIONE
È vivo il timore di non capire e di non essere capito, e quindi di tradire o perdere le condizioni necessarie a stabilire il messaggio. Anche i risultati tradiscono codesto turbamento complicandolo in tormenti formali. Emerge l’ansia autentica della parola: soccorso e insidia del nostro stato; e profondo è il senso della vita e della morte e del dissidio tra spirito e cultura. Proprio questo emoziona e convince.
Enzo Demattè