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SALONICCO, LA COSMOPOLITA, LA BELLA, LA GIOVANE

Lo scheletro di questo diario di viaggio sono i 67 post che ho affidato a facebook. Una scelta felicissima e capace di coinvolgere tanti, a giudicare dai 2500 like, dai 150 commenti (più risposte e controrisposte varie), dalle 100 condivisioni. Confesso che mi sono molto divertito a narrare e a documentare per immagini, di fatto, in presa diretta. Come scrivere un articolo e vederselo leggere subito dai lettori. Ah, il mio straordinario mestiere. Il privilegio della scrittura.

 

26 aprile 2018
APPRODO A KALAMBAKA

Salonicco, via Vienna. Un bel gruppo di 34 persone (in queste occasioni ci sono vecchie, consolidate amicizie; con gli altri l’affiatamento cresce di ora in ora) messe insieme dalla fondazione Feder Piazza e guidate da Lino Bianchin (con cassa affidata a Giorgio Forlin).
 Al Kratikòs Aeroliménas Thessalonìkis “Makedonìa” ci aspettano Lilì che sarà la nostra magnifica, incredibile, disponibile guida per sette giorni, e Christos, affidabilissimo autista. Christos parla poco, ma sorride. È di un villaggio vicino a Salonicco e, quando gli chiediamo che caratteristiche ha il luogo in cui è nato, risponde con una battuta/rasoio: “Ci sono mamme che fanno bellissimi figli”.
Subito trasferimento a Kalambaka, ai margini nord occidentali della Tessaglia, base privilegiata per le escursioni alle Meteore. Il nostro hotel è il Divani Meteora. Già una premessa e un annuncio.
Kalambaka (in greco Καλαμπάκα) è una cittadina di 20mila abitanti, tutta raccolta attorno al suo corso principale. Passeggiata obbligatoria nel dopocena. È l’antica Aegina, nota fin dall’antichità come Stagoi (Στάγοι), fortezza bizantina. Dal medioevo giunge fino a noi la “cattedrale della dormizione”. Kalambaka è parola turca (“potente fortezza”). Località tristemente nota agli Italiani perché qui, il 23 aprile 1943, ci fu una battaglia tra abitanti e truppe di occupazione, con la morte di 70 nostri soldati.
Meteore: la meta cullata nel cuore. Nel tramonto il sole le incendia. È già struggente spettacolo. Il disegno di queste pietre gigantesche e misteriose, si staglia nell’azzurrissimo cielo greco.

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26 aprile alle ore 20:05

TESSAGLIA, LE METEORE NEL TRAMONTO DI KALAMBAKA.

 

27 aprile 2018
METEORE,
DAGLI EREMITI
DELL’XI SECOLO A JAMES BOND

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Meteora è parola greca che significa “sospeso in aria”.

E le meteore della Tessaglia sono queste incredibili torri di roccia alte fino a 400 metri. Nascono nella notte dei tempi, 25 milioni di anni fa, dal lavoro di erosione di un fiume che probabilmente attraversava tutta la Tessaglia. Il fiume ha letteralmente demolito la roccia sedimentaria (l’arenaria) lasciando questi giganti isolati all’azione modellatrice di acqua e vento.
Guerrieri impassibili a guardia della pianura tessala.
Quattro i gruppi di torri (spesso palestra di roccia per scalatori di tutto il mondo) sulle cui cime si sono insediati dei monasteri a loro volta chiamati “meteore”. Raggiungibili, fino a non moltissimi anni fa, solo con scale a pioli o con rozzi e rischiosi sistemi di elevazione (definirli ascensori è una sfida al buon senso).
Oggi ci si arrampica per centinaia di gradini. Tolgono il fiato ma almeno non si rischia la ghirba. Niente calzoncini corti (il che non aiuta) e le donne, se non sono in calzoni, ricevono all’ingresso un telo per coprire la gambe. Vabbè, fa parte della liturgia.
Nell’XI secolo, alcuni eremiti occuparono delle grotte nei fianchi dei dirupi.
A Dupiani (una delle torri), agli inizi del XII secolo, gli asceti si associarono in comunità. Un vero e proprio stato monastico. E, nel XIV secolo, sotto la pressione degli invasori turchi, costruirono dei monasteri sulle cime delle torri. Fortezze inespugnabili.
Leggenda vuole che Atanasio, fondatore del monastero della Trasfigurazione (Gran Meteoron) secondo le severe regole del monte Athos, abbia chiamato “Meteoron” il luogo.
Nel momento di massima espansione i monasteri arrivarono ad essere 24. Oggi solo sei sono ancora abitati, in parte recuperati dopo anni di abbandono. Sono Agios Nikolaos (San Nicola), Agios Stefanos (Santo Stefano), Aghia Triada (Santa Trinità), Gran Meteoron (monastero della Trasfigurazione), Roussanou (Santa Barbara), Varlaam, Ypapanti.
Location inesauribile per film. Il ragazzo sul delfino con Sophia Loren; Agente 007, Solo per i tuoi occhi, con Roger Moore nei panni dell’inossidabile agente di sua maestà; un film girato da Spiros Stathoulopoulos, Meteora, nel 2012. In Gli uomini falco del 1976, un monastero diventa covo di terroristi: cast stellare con Charles Aznavour e James Coburn, regia di Douglas Hickox. Le Meteore sono anche nella sigla d’apertura di The young pope di Paolo Sorrentino.
Noi cominciamo dal Gran Meteoron. Ci accoglie (sarà così in tutti i monasteri) il simandron, la tavola appesa su cui i monaci battono per scandire le ore e le varie occupazioni della giornata.
Il Gran Meteoron ci fa assaggiare la fatica del salire. Con calma, gradino dopo gradino.
Qui esisteva una cappella fin dal XIV secolo. E proprio Atanasio ne fu il santo fondatore. Il monastero attuale è stato fondato nel 1536 e costruito tra il 1545 e il 1582. La cappella originaria è stata integrata nella chiesa attuale come santuario e decorata con affreschi che risalgono al XIV e XV secolo.
Saliscendi con Christos che non teme di guidare il pullman su stradine impervie e siamo alla seconda meta, il monastero di Roussanou, dedicato a Santa Barbara.
Da qui il panorama è, se possibile, ancora più ampio e suggestivo. Scalini e due piccoli ponti. Agli inizi del 1900 il monastero fu abbandonato e andò in rovina. Nel 1971 morì la priora Eusebia di Kastraki che ormai viveva lì sola, unica sopravvissuta del suo gruppo di monache.
Restauro e recupero iniziarono nel 1982.
La chiesa è dedicata alla Trasfigurazione del Salvatore. Gli affreschi del Katholikon (cioè la chiesa principale) risalgono a metà del XVI secolo. Splendida la Dormizione di Maria (tema ricorrente nella pittura greca) che si vede all’ingresso, appena entrati nel nartece. Nella navata centrale risplende un formidabile Giudizio Universale. Ovviamente non abbiamo il nome degli artisti, ma questi splendidi documenti della pittura postbizantina si ricollegano chiaramente agli stilemi della scuola cretese.
A questa dicitura ascriviamo uno stile pittorico (noto appunto anche come stile postbizantino) che fiorì sull’isola di Creta, dove era dominante Venezia (1204-1669). Alla fine del XV secolo, gli artisti cretesi crearono un particolare modo di dipingere le icone. Contorni precisi, resa dell’incarnato ottenuta con tinte tendenti al marrone scuro e denso, maggior messa in evidenza delle guance nei volti, colori brillanti delle vesti, geometrie del panneggio e delle vesti.

27 aprile alle ore 13:03
Sulle meteore, monasteri antichi, affreschi da cappella Sistina… Ma tanti tanti gradini.

27 aprile alle ore 13:23
Processione di apostoli nel porticato del monastero del Grande Meteoron.

27 aprile alle ore 14:15
Nessuna foto riuscirà mai a rendere l’imponente maestà delle meteore. Ma ci provo.

 

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27 aprile alle ore 14:32

Da qui si calò il James Bond di Solo per i tuoi occhi.

 

27 aprile alle ore 15:51
L’icona dell’arcangelo Michele benedice la pianura dove scorre il Peneo.

 

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27 aprile alle ore 18:08

A che servono le mie macchine professionali se Egle, armata solo del suo cellulare, fa foto belle come questa?

 

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27 aprile alle ore 18:12
O come questa. É il monastero di san Nicola Anapafsas.

 

27 aprile alle ore 20:35
Il primo giorno tra le Meteore si conclude con la suggestione di un rito commovente nel tempio dedicato ai santi fondatori dei monasteri. Il vescovo metropolita Teocrito presiede la cerimonia di traslazione delle reliquie dei santi fondatori. Struggente il canto del vangelo sulle antiche armonie bizantine. Una comunità che si comporta in modo informale circondando il vescovo e ricevendone benedizioni individuali. Gente che entra in chiesa, gente che ne esce. Ognuno dedica alla cerimonia il tempo che può. Il rito prosegue fino all’alba del giorno successivo.

 

28 aprile 2018
GRADINI E ASCENSORI

28 aprile alle ore 9:34
Il monastero di Varlaam ha ancora in funzione l’argano per portare in cima alla meteora rifornimenti vari.

 

28 aprile alle ore 10:11
Monastero di San Nicola Anapafsas. Per i miseri mortali centinaia di scalini, ascensore per il santo monaco.

 

28 aprile alle ore 11:01
Il paesaggio mozzafiato dalla cima della meteora su cui si attorciglia il minuscolo monastero di san Nicola Anapafsas. Un gioiello, uno scrigno della pittura del 1600. Imperdibile.

 

28 aprile alle ore 16:50
Il Venetico, l’impetuoso re della Macedonia orientale. Qui Theodoros Angelopoulos ha girato il suo film su Alessandro Magno (Alessandro il Grande, 1980).

Nel pomeriggio ci trasferiamo a Salonicco, hotel Mediterranean, in via Salamina. Sarà la base per le nostre escursioni. Domani andremo verso est, tagliando tutta la penisola Calcidica.
Salonicco è città bella, ospitale, tollerante e cosmopolita. Quando ti siedi ad un bar, come prima cosa, ti offrono un bicchiere di acqua fresca. Si respira un’aria di capitale, di crocevia del mondo. Città universitaria, popolata di giovani. È stato bella viverla per alcuni giorni.
Il nostro hotel è proprio sui docks, nel cuore del quartiere in cui un tempo si lavorava e commerciava l’olio. Oggi quegli ambienti ospitano una miriade di locali. Frequentatissimi e ognuno diverso dagli altri.

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28 aprile alle ore 21:20

La movida nella notte di Salonicco animatissima e affollata di giovani. Tra plateia Morihovu, plateia Petrakaki e la immensa plateia Aristotelous che si affaccia sul golfo. Selfie semiobbligatorio con Enza, Egle, Fernanda e Dino. La crisi non abita qui.

La statua del filosofo osserva i passanti. È imperturbabile il genio di Stagira (antichissima cittadina a non molti chilometri da qui) che fu anche maestro di Alessandro Magno.

 

29 aprile 2018
ANFIPOLI E FILIPPI
CESARE E I SUOI UCCISORI

Con Lilì, la nostra guida, non si discute. Organizza i minuti di tutti e tutti sono puntualissimi. Un amabile, dolce sergente. Partenza per Anfipoli. Seguiamo la linea dei laghi di Koroneia e Volvi. Tra le foschie lontane intuiamo il monte Athos.
Anfipoli (in greco Αμφίπολη) è poco più di un villaggio, 12mila abitanti. Fu fondata nel 437 a. C. dai coloni guidati dallo stratego ateniese Agnone. Facevano gola le ricche miniere d’oro del Pangeo. Nel 168 a. C., dopo la vittoria di Pidna, Lucio Emilio Paolo ne fece la capitale di uno dei quattro distretti in cui fu divisa la Macedonia.

29 aprile alle ore 9:54
Il maestoso e misterioso leone di Anfipoli nel nord della Calcidica (e foto di gruppo).

 

29 aprile alle ore 11:03
Il museo di Anfipoli, piccolo ma molto ben curato. Possiede alcuni pezzi davvero pregiati e documenta la storia di questa città dall’età del bronzo alla tarda epoca romana. San Paolo passò di qui. Anfipoli fu importante per posizione strategica, vicinanza a notevoli risorse naturali (miniere d’oro e d’argento, ricche coltivazioni), scambi commerciali.

29 aprile alle ore 14:22
Luminosa Kavala, la città di Mehmet Ali, dominata dal castello bizantino. Il porto è inondato dal sole. Restano nel cuore il largo lungomare e i vicoli su cui si affacciano i colori mediterranei delle case liberty.

 

Kavala, 70mila abitanti, sorge al centro di un luminoso golfo. Fondata da coloni di Paros, attorno al VI secolo a. C., fu in principio Neapolis, cioè “città nuova”. Ebbe importanza strategica nel contesto dello scontro di Filippi tra i cesaricidi Bruto e Cassio che cercarono di opporsi ad Antonio e Ottaviano nel 42 a. C. Kavala fu fondamentale per gli approvvigionamenti dei cesaricidi.

 

29 aprile alle ore 16:42
Ultima tappa di oggi a Filippi dove nel 42 a. C. Ottaviano e Marcantonio sconfissero i cesaricidi Bruto e Cassio. Qui, anche, san Paolo fondò la prima comunità (49/50). Esiste perfino un luogo indicato come la sua prigione. Imponenti il teatro, le due basiliche e l’immenso foro. Un sito archeologico di grande impatto. C’è anche un piccolo, ricco museo con reperti affiorati dagli scavi. Grande stanchezza ma ne vale la pena.

 

29 aprile alle ore 17:03
Meteore nel cuore. Incise per sempre nella memoria di Egle e mia. E grazie a Enza Carbonere per i suoi scatti.

 

30 aprile 2018
DOVE VIVE FILIPPO,
IL PADRE DI ALESSANDRO

30 aprile alle ore 9:43
Passeggiata per Salonicco. Murales e, subito dopo, la chiesa cattolica progettata da Vitaliano Boselli e più volte bombardata da fascisti e nazisti. Ci accolgono le raffigurazioni del martire Demetrio, patrono (poliukos) della città, e dell’onnipresente Sant’Antonio da Padova.

 

30 aprile alle ore 9:49
Salonicco, uno degli antichi bagni turchi della città. È il Bey Hamam (alla lettera bagni del paradiso) costruiti dal sultano Murad II tra il 1436 e il 1444.

30 aprile alle ore 9:52
Salonicco, immagini della passeggiata. La coda per rinnovare l’abbonamento ai mezzi pubblici al botteghino di piazza Aristotelous, il grande kebab, il mercato coperto, il mercato dei fiori.

30 aprile alle ore 9:56
Il duomo cattolico non è granché. Piuttosto spoglio. Nella cripta, una statua di un missionario in Cina venerato da queste parti, Giovanni Gabriele Perboyre, martirizzato nel distretto di Wuchang nel 1840.

 

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30 aprile alle ore 11:06

L’Aliakmon con i suoi 297 km è l’unico grande fiume “tutto greco” (sorgenti nella catena del Pindo). Qui, nel distretto di Imathia (è parola omerica e significa terra fertile), é fermato da una diga. Il lago artificiale serve a irrigare una regione ricchissima di frutteti e vigneti.

 

30 aprile alle ore 14:52
Il momento altissimo del viaggio.
Siamo ad Aigai (letteralmente “terra delle capre”), la prima capitale della Macedonia.
Qui, 2700 anni fa, un popolo di pastori decise di costituirsi in struttura urbana. Qui è sepolto Filippo, il padre di Alessandro col suo stupendo, incredibile corredo funerario. Da svenimenti stendhaliani. Nelle foto, tra l’altro, la corona aurea e l’urna funeraria. Sotto il tumulo eretto per proteggere le varie sepolture (c’è anche Alessandro IV, il figlio che Alessandro il Grande ebbe da Rossana) si snoda un percorso che culmina davanti alla tomba di Filippo e alle vetrine che espongono gli oggetti con cui fu sepolto. I tombaroli non ci sono mai arrivati consegnando all’umanità (grazie allo scopritore Manolis Andronikos, metà anni 70) un patrimonio di assoluto valore. Dal I secolo d. C. la città venne abbandonata; da allora, il nome Aigài (Ege) non apparve più e fu sostituito con Palatitsia, nome che compare la prima volta nel XIV secolo, ed ha probabilmente a che fare con le rovine dei palazzi adiacenti.
Il nome attuale è Verghina. Da una leggendaria regina, suicida nel fiume Aliakmon in cui si gettò per non cadere nelle mani dei Turchi.
Il paesino è diventato famoso nell’autunno del 1977 proprio per la scoperta della tomba di Filippo II.

 

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30 aprile alle ore 14:55

Il territorio è letteralmente disseminato di edicole sacre. Questa ospita alcune icone moderne di ottima fattura. Ecco san Raffaele e san Nicolao. Tra loro sant’Irene.

 

30 aprile alle ore 17:28
Pella era la più grande città di Macedonia, dice Senofonte nel V libro delle Elleniche. Non si direbbe, oggi. Un villaggio che ospita un notevole museo. Qui, nel IV secolo, Archelao portò la capitale da Aigai. Ebbe ospite Euripide che, nei suoi palazzi, scrisse le Baccanti. Davanti alle mura di Pella, Lucio Paolo, il vincitore di Pidna (168 a. C.), rimase sbigottito, stando al racconto di Tito Livio. Il museo racconta soprattutto la grande avventura militare e culturale di Alessandro. Eccezionali gli arredi e soprattutto i mosaici provenienti da ville vicine.

 

30 aprile alle ore 17:32
Da Pella si esportavano in tutto il Mediterraneo monili, armi, vino.

30 aprile alle ore 17:57
L’immensa Agorà di Pella, popolata un tempo di commercianti e artigiani. Parliamo del IV secolo a. C. Era dotata di un sistema di drenaggio e purificazione degli scarichi. Accanto sorge la villa di Dioniso.

 

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30 aprile alle ore 18:04

Si avverte la miopia di una storiografia che fa apparire questo territorio come popolato di barbari. Qui, già 25 secoli fa, era matura una civiltà che ha avuto in Filippo e Alessandro i suoi prodotti magnifici. Una civiltà pronta a diffondere i valori eterni dell’ellenismo.

 

1 maggio 2018
L’ACROPOLI
E IL POETA CHE CANTÒ
I MARTIRI DELLA RESISTENZA

Prima giornata a Salonicco (in greco Θεσσαλονίκη). Giornata difficile in una città blindata per via della ricorrenza.
Christos ha studiato con cura gli itinerari per non incrociare i cortei. Tanti militi in uniforme e, si capisce benissimo, ancor di più in borghese. Anarchici, pugni chiusi, aria dura.
Salonicco è la seconda città della Grecia. Fiorente centro industriale, economico e culturale, è punto nevralgico per i trasporti nel sud-est Europa: da qui passano infatti i corridoi stradali europei E65 e E90. Salonicco è anche il secondo porto della Grecia dopo quello ateniese del Pireo.
Fu fondata attorno al 315 a. C. da re Cassandro, vicino all’antica città di Therma (da qui il nome di golfo Termaico). Il nome di Tessalonica, secondo la leggenda è quello della moglie di Cassandro, sorellastra di Alessandro Magno. Dopo la caduta del regno di Macedonia, nel 146 a. C., Salonicco entrò a far parte dell’impero romano.

1 maggio alle ore 11:14
Salonicco alta, prima quartiere san Paolo, poi quartiere Castelli. Si domina la città da ciò che resta dell’antica cinta muraria. Fino alla Torre Bianca che rievoca ricordi di secolari esecuzioni. La chiamavano Torre del Sangue. Restano tre km dell’antica cinta (nove km) parzialmente abbattuta nel 1867 per consentire alla città di espandersi. Saliamo fino all’acropolis che risale al secolo XI. Dal XVI secolo fu prigione. Con i nazisti che utilizzavano il piazzale antistante per fucilare i partigiani. I colonnelli vi rinchiudevano gli intellettuali. Sulla facciata, il segno di tutti i materiali di riporto usati per la costruzione. Sosta nella piazzetta della chiesa dedicata ai santi medici (anargiri, cioè non si facevano pagare). All’ingresso una vecchia sagrestana offre il tè da un samovar d’argento. (Credevo fosse tè… vedi il penultimo posto di questo primo maggio).

1 maggio alle ore 11:21
Ancora Salonicco alta. Le mura col segno della croce. A protezione. Il monastero di Vlatadon. Fu fondato nel XIV secolo da monaci cretesi. Nel nome è il tessuto che la loro famiglia lavorava e commerciava (vlatis). Nel tempo è stato anche moschea. Singolare l’affresco con i paschalia, le date della pasqua.

1 maggio alle ore 13:16
Il busto di Vasilis Tsitsanis, il compositore della canzone Domenica nuvolosa, scritta nel 1943 davanti ai partigiani fucilati dai nazisti.

 

1 maggio alle ore 13:25
Metto in fila alcune cose bellissime viste in mattinata. Il monastero del beato David (Latomou) che è stato fondato nel V secolo. È stato anche moschea e ora è chiesa. Incredibile il mosaico della cupola. La basilica di san Demetrio che conserva le reliquie del santo patrono. La guida ci dice che è servito da modello per il duomo di Pisa. È stato fondato nel V secolo. Infine l’agorà che risale al periodo ellenistico.

1 maggio alle ore 13:29
Pranzo nel patio di Dicty (spero di translitterare giusto) con le musiche greche di un bravissimo gruppo di giovani. Salonicco è blindata per i cortei del primo maggio ma si sta bene ugualmente.

 

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1 maggio alle ore 13:43

AVVISO PER I NAVIGANTI. EGLE ED IO STIAMO VEDENDO COSE CHE CI RIEMPIONO GLI OCCHI E L’ANIMA DI BELLEZZA.

 

1 maggio alle ore 15:45
La chiesa di Santa Sofia, cioè la chiesa della Sapienza di Dio. Costruita alla fine del VII secolo sulle rovine di una basilica dedicata a san Marco distrutta da un terremoto, divenne moschea e tornò ad essere chiesa agli inizi del 1900. C’è anche una personalizzazione di santa Sofia rappresentata con le figlie Elpis (Speranza), Pistis (Fede), Agapi (Amore).

 

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1 maggio alle ore 16:52

Questa è la basilica dedicata alla Madonna Acheiropeita, cioè “non dipinta da mano umana”. Si dice infatti che qui si adorasse una icona mariana dipinta senza intervento umano. Edificata nel V secolo sui resti di una villa romana (si vedono ancora i mosaici pavimentali), fu la prima chiesa cristiana di Salonicco a diventare moschea.

1 maggio alle ore 17:00
Alcune splendide icone della basilica dedicata alla Madonna acheiropeita.

 

1 maggio alle ore 17:04
Ancora…

 

1 maggio alle ore 17:22
Questa è la basilica dedicata alla Panagia Kalkeon, la Madonna dei Fabbri, fondata nel 1028.

 

1 maggio alle ore 18:33
Vi racconto una gentile usanza che ho conosciuta oggi. L’oggetto che vedete in foto, molto simile a un samovar… è un samovar. Solo che non è impiegato per il tè. Serve invece a distribuire l’acqua benedetta che i fedeli possono portarsi a casa per devozione. È un uso che di ripete ogni primo del mese. Come si vede non si usano solo samovar. C’è qualcosa di più casereccio. Molto.

1 maggio alle ore 21:13
Serata sui docks di Salonicco. Le luci del golfo Termaico offrono uno spettacolo indimenticabile. Obbligatorio un bicchiere di ouzo ghiacciato.

 

2 maggio 2018
IL PARCO IN DEGRADO,
L’ARCO DI GALERIO

2 maggio alle ore 6:59
Oggi ultimo giorno di Grecia : l’Olimpo. Sono stato invitato personalmente da Giove che mi adora.
(Poi ho aggiunto in commento: Non so se si è capito il calembour).

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2 maggio alle ore 8:56

Parco archeologico di Dion ai piedi dell’Olimpo. Il reperto più antico risale al VI secolo a. C. ed è un santuario a Demetra. Il re macedone Archelao ne fece un centro non solo religioso. Organizzò giochi e rappresentazioni teatrali che duravano nove  giorni, uno per ogni musa. Si ha notizia di un santuario importante dedicato a Zeus. Gli scavi iniziati negli anni Cinquanta non lo hanno ancora portato alla luce. Questo è il santuario di Demetra.

 

2 maggio alle ore 9:06
Questo è un altare a Zeus. Qui si vede come il parco sia trascurato. Il direttore (che dirige anche il museo dell’acropoli di Atene) non si fa mai vedere da queste parti. Altre immagini del tempio di Zeus. La guida ci dice che un vecchio dinosauro che non vuole lasciare il suo posto e affidare la direzione in mani più giovani.

 

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2 maggio alle ore 9:35

Il teatro romano.

 

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2 maggio alle ore 9:54

E questo è il teatro ellenistico. Forse la Baccanti di Euripide furono rappresentate qui per la prima volta.

 

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2 maggio alle ore 10:14

Questo è il borgo costruito dal re macedone Cassandro nel III secolo a. C. per ospitare i pellegrini provenienti dal mondo panellenico.

 

2 maggio alle ore 11:00
Straordinario il complesso termale e superbi resti di mosaici pavimentali.

 

2 maggio alle ore 11:20
Dion, confesso, mi ha deluso. È un complesso archeologico dalle potenzialità enormi. Ma è trascurato, sporco, quasi abbandonato. In più posti sono state divelte le bacheche illustrative e le stradine sono infestate da erbacce. Passerelle di collegamento tra un luogo e l’altro inutilizzabili. Questa è la basilica cristiana risalente alla fine del IV secolo. Era a tre navate. Visibili fonti battesimali di due epoche diverse. Vicino, l’imponente muro degli scudi.

 

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2 maggio alle ore 12:13

Anche il fiume Vaphyras (letteralmente “il colorato”) che attraversa il parco andrebbe pulito e valorizzato. Qui ci sono le sue “sacre sorgenti”.

 

2 maggio alle ore 12:16
Nel piccolissimo borgo adiacente è il museo che raccoglie molti dei reperti emersi dagli scavi. Splendida la serie dei ritratti maschili. Al pari del mosaico di Dioniso.

 

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2 maggio alle ore 12:18
Tra le curiosità un oggetto unico: i resti di un antico organo ad acqua.

 

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2 maggio alle ore 12:22

Al tempio di Iside si rivolgevano i genitori che cercavano di avere un figlio. Se la grazia veniva concessa i genitori lasciavano come ex voto una formella su cui erano impresse le orme dei loro piedi.

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2 maggio alle ore 12:26

Nel vicino laboratorio archeologico (archeoteca) è stato trasportato dalla villa di Dioniso un grandioso mosaico (10 metri x 10) che raffigura Dioniso che emerge dalle acque.

 

2 maggio alle ore 12:44
Ancora due splendidi ritratti maschili (quello in marmo è di Traiano). Poi una stele molto narrativa. Ci racconta (nave rovesciata) che si piange un morto di naufragio. E ci dice anche (testa di cavallo) che il defunto era di rango equestre.

 

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2 maggio alle ore 13:46

A mezzogiorno selfie con ouzo (bottiglie di ogni tipo) in un ristorantino sul lungomare, Full Tou Mezè. Mezè sarebbero i cicchetti, gli assaggini. Formidabili il formaggio alla griglia e le cipolle farcite di carne (salsiccia?).

 

2 maggio alle ore 18:27
Pomeriggio dedicato al complesso architettonico realizzato da e per Galerio, il cesare di Diocleziano che sconfisse i Persiani di Narsete e gli Armeni. Siamo dunque agli inizi dell’organizzazione in tetrarchia dell’impero, IV secolo. Galerio scelse come sua capitale Salonicco per la posizione strategica. Di quel complesso oggi resta l’arco trionfale con bassorilievi che narrano vicende di pace e di guerra. E soprattutto l’edificio oggi noto come Rotonda che fu concepito come pantheon degli dei e del potere imperiale. Fu poi chiesa cristiana dedicata a san Giorgio e, tra il 1591 e il 1912, moschea. Di quel periodo resta il minareto. Ora è di nuovo chiesa ortodossa e, dell’antico splendore, conserva lacerti di mosaici che devono essere stati splendidi. Nella cupola absidale una ascensione abbastanza integra. È possibile seguire un film che presenta i mosaici nel loro splendore.

 

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2 maggio alle ore 19:48
La sete è sete. Ma questa è acqua dell’Olimpo, acqua divina. Grazie a Enza Carbonere per lo scatto.

 

3 maggio 2018
TITOLI DI CODA

3 maggio alle ore 9:51
Mattinata al museo bizantino. Tra le cose migliori mosaici pavimentali e la ricostruzione di un antico pergamo. Tra le curiosità una stadera e anfore rotte e riutilizzate come tubature.

 

3 maggio alle ore 10:07
Dai campi elisi all’aldilà cristiano. Una tomba a botte tra V e VI secolo. Periodo mediobizantino, dall’VIII secolo alla presa di Costantinopoli da parte dai crociati (1204): un grifone afferra un indifeso coniglio simbolo del cristianesimo. Una coppia di preziosi braccialetti.

 

3 maggio alle ore 10:20
Dal 1204 al 1453, il “tramonto di Bisanzio”. Un ricamo del XIII secolo raffigurante una deposizione. E poi la stagione delle icone.

 

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3 maggio alle ore 10:53

Ultima sala, Bisanzio dopo Bisanzio.

 

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3 maggio alle ore 10:55

Una icona con Maria che allatta a seno scoperto. E ha la carnagione piuttosto scura.

 

3 maggio alle ore 11:01
Dal museo della cultura bizantina a quello della città di Salonicco. Una corona di mirto di eccezionale bellezza. Una cartina ci dice la provenienza del materiale dalle varie zone del golfo Termaico. Un elmo con guarnizioni d’oro. Una corona con foglie d’edera. Un braccialetto, dicono qui, copiato da Bulgari.

 

3 maggio alle ore 11:04
L’immenso cratere di Derveni (V secolo a. C.). A rilievo le scene di Baccanti raccontate da Euripide. Due situle in bronzo. Una lampada in bronzo, traforata. Incredibile bellezza dei monili e maschera funebre.

 

3 maggio alle ore 11:12
Un unicum: uno “spartito” di 2300 anni fa. Un mosaico che raffigura l’arrivo di Dioniso a Nasso e il suo incontro con Arianna. La grande statua di Ottaviano Augusto. La rappresentazione dell’orecchio di Iside che ascolta le preghiere dei fedeli.

 

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3 maggio alle ore 12:10

Titoli di coda. Si vede che sono un po’ stanchino vero? Io e lei, la mia fidata Canon col luminoso 17-50 che mi ha supportato in questi giorni. Ultimo panino, prima di prendere l’aereo, nel ristorantino Xanachos, in italiano “La rosa negra”. Sul lungomare, vicino alla Torre Bianca. Salonicco è davvero una bellissima città. Grazie per questa esperienza alla mia Egle e a tutti gli amici della fondazione Feder Piazza che l’hanno resa possibile. Grazie a Lilì, la nostra straordinaria guida, e a Christhos, il nostro puntualissimo autista. Organizzazione perfetta, tanta cultura, tantissima amicizia. E infinita bellezza.

 

GRAZIE

Grazie a Egle, straordinaria compagna di viaggio.
Grazie a Lino Bianchin, imprescindibile punto di riferimento.

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Grazie ai miei compagni di viaggio: Mara e Pietro, Anna Maria e Pietro, Maria Teresa e Angelo, Paola e Bruno, Daniela Ines e Francesco Paolo, Maria Rosa e Nevio, Daniela e Sandro, Enza e Dino, Giorgio, Maria Grazia, Maria Serena, Maria Irene, Francesca, Silvia, Magda, Rosella e Roberto, Angela e Giuseppina, Fausta, Thelisa, Fernanda, Giordana.

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Grazie a Lilì Gudana, colta e disponibile, guida. Grazie a Christos, bravissimo autista (con l’augurio che non ci siano semafori rossi nella sua vita).

 

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