Cronaca Ottocentesca
(Mario Cutuli, La vita Del Popolo)
“Banditi del Montello”, l’ultimo lavoro di G.D. Mazzocato si inserisce nella serie “Veneto oscuro”. In uno sfondo di miseria e precarietà riaffiorano i crimini mitizzati della banda Soligo
A scrivere di lui si rischia di cadere nell’ovvio, nel “già detto”, nella più monotona ripetitività.
Di Gian Domenico Mazzocato sappiamo tutto. O quasi.
Prima attraverso le raccolte di liriche, poi attraverso le fortunate traduzioni delle Historiae di Tacito e della Vita di san Martino di Venanzio Fortunato, poi soprattutto attraverso i romanzi, ormai noti nel panorama letterario non solo regionale, Mazzocato è riuscito a disegnarsi uno spazio tutto suo, originale eppur noto al grande pubblico che in esso ritrova le matrici prossime di essere, di pensare, di agire. I personaggi dei fortunati romanzi – Il delitto della contessa Onigo, Il bosco veneziano, Gli ospiti notturni, Il caso Pavan – sono uno spaccato fedele di quel Veneto tra Ottocento e Novecento, di una terra povera, martoriata dalla pellagra, che vede nell’emigrazione l’unico mezzo per sopravvivere. Un mondo che più di un critico ha felicemente accostato a quello verghiano, una terra di “vinti”, piegati per sempre dal destino, impossibilitati a modificare le proprie condizioni esistenziali.
Personaggi che, sin dalle prime battute di ogni storia, vivono di una luce propria e non tardano ad entrare nel cuore del lettore che in essi rivede nomi e volti, magari conosciuti attraverso il racconto dei nonni e ai quali Gian Domenico, con indiscussa padronanza, sa ridare vita e calore. Così è anche per “Banditi del Montello”, una storia veramente appassionante che insieme al “1909 Delitto a filò” e a “Il ritorno” edite precedentemente, adesso danno vita a “Veneto oscuro” per le edizioni Zanetti, euro 10.00. Ancora una volta Mazzocato ci riporta nel “Veneto oscuro”, terra di miseria e di fame, nella “Treviso povera, dissanguata dall’emigrazione, preoccupata dal colera alle porte” che vive ai margini del progresso, come molte piccole province italiane di fine ottocento.
Questa volta la storia ha come scenario preciso la provincia trevigiana, quel Montello da poco restituito ai suoi abitanti per decreto di re Umberto, dopo più di quattrocento anni di usurpazione da parte della Serenissima; quel lembo di terra dove il popolo vive “di espedienti, di furterelli, di commercio illegale del legname strappato con grave rischio alla collina” e sconta “una condanna perenne alla povertà e all’ignoranza, al malessere e al disagio”; dove “il colera infuria nel modo più terribile e virulento” e “decine di persone vivono ammucchiate come bestie in casupole miserabili”. E’ in questo scenario che opera la banda di Soligo, un aggregato di individui che all’occorrenza, spinti dalla miseria e nel tentativo di dare finalmente una svolta radicale alla grama vita di tutti i giorni, sanno fare gruppo e che sembrano inverare il pregiudizio di un Montello terra di malfattori, soprattutto ladri.
Mazzocato riscrive il processo a carico della banda Soligo che animò le cronache trevigiane nel gennaio del 1888. Lo fa riconfermando quelle doti di attento osservatore e non di semplice cronista, calandosi negli eventi e nei personaggi dei quali sa cogliere con rara capacità i tratti tipici del loro essere. Sa leggere con spiccata capacità nelle pieghe più recondite, non riuscendo a mascherare l’attaccamento ad ognuno di essi.
E con i personaggi così genuinamente fotografati nel loro mondo, il lettore ricostruisce in pieno quel contesto nel quale essi vivono ed agiscono, quella pagina di storia fatta di miseria e precarietà, dove gli anni di carcere possono conferire a chi li ha subiti un miserabile blasone di nobiltà, come si vanta Faustino Soligo “Tasi su, parché ti da me te ga tuto da imparar, i go fato quaranta ani de galera, mi”. Personaggi e vicende che restano scolpite nella mente di chi legge inconsciamente disposto a riconoscere quella mitizzazione che di essi ne hanno fatto i protagonisti dei tanti filò nelle lunghe serate invernali della campagna trevigiana