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Terre del grifone 2005
NELLE TERRE DEL GRIFONE
Perugia e il lago Trasimeno

Perugia ha la forza di un gigante e la grazia di una regina, abbarbicata com’è alla collina sulla quale l’hanno fondata gli Etruschi quattro secoli prima di Cristo. Qui peraltro si abita da sempre, visto che i primi insediamenti risalgono alla tarda età del bronzo.

Nei millenni si sono succeduti Etruschi e Romani, Goti e Longobardi. Hanno regnato i vescovi ed è fiorita una splendida e fertilissima età comunale, ancor vivida nelle testimonianze diffuse nel contesto urbano. Poi i papi e dalla metà del Quattrocento la famiglia Baglioni…

Che straordinaria fioritura culturale in questa città! Vi si respira bene, vi si sta bene e non solo per l’aura internazionale fornita dall’Università.

A Perugia arriviamo in questa vigilia di Pasqua che promette pioggia e tuttavia è indulgente. Col nostro camper imbocchiamo il raccordo-tangenziale e usciamo in località Prepo. Il parcheggio per i camper si trova in Piazzale del Bove: molto ampio, con un camper service efficiente.

E molto ben servito: gli autobus (fermata all’uscita del posteggio, numeri 13 o 2) ci portano in Piazza Partigiani da cui si accede alle scale mobili che fanno salire rapidamente nel cuore storico di Perugia. L’uscita già immerge nella storia antica e robusta di questa città, perché ci troviamo nella Rocca Paolina, la fortezza costruita dai papi alla metà del Cinquecento che di fatto sancisce la fine dell’autonomia comunale. Alcune parti sono state riportate alla luce da qualche decennio consentendo di percorrere la via Bagliona e quello che la nostra guida definisce suggestivamente “un brano di città fantasma”.

In questo primo pomeriggio ci facciamo prendere dal giro tranquillo di Corso Vannucci, con i suoi caffè e con la sua prospettiva: là in fondo la fiancata del Duomo e la Fontana Maggiore, autentico polo di attrazione visiva della piazza, opera di Nicola e Giovanni Pisano con cui hanno collaborato fra’ Bevignate (per la parte architettonica) e Boninsegna Veneziano (per la parte idraulica). Con l’aiuto della guida, ci districhiamo nella selva di simboli dei bassorilievi e delle statue. Con curiosità osserviamo la statua del Chierico Traditore che rivelò a Totila gli espedienti messi in atto da san Ercolano per difendere Perugia durante l’assedio del 548. Ci è a fianco il Palazzo dei Priori. Su uno degli ingressi campeggiano le statue dei santi Lorenzo, Ercolano e Costanzo (i primi due sono patroni della città).

Visitiamo la cattedrale dedicata a san Lorenzo, accedendo dal lato su cui domina la statua in bronzo di Giulio III, il papa benemerito che restituì alla città le magistrature soppresse dal suo predecessore Paolo III. E poi uno sguardo ammirato alla sala dei Notari, la sala del Popolo divenuta nel 1582, appunto, sede dell’Arte dei Notai. La ricca decorazione pittorica propone una galleria di stemmi, leggende, storie tratte dalla bibbia. Alziamo gli occhi e vediamo il simbolo della città, il grifo perugino cui fa da contraltare il leone guelfo.

Il grifone è l’animale fantastico che, da sempre, rappresenta simbolicamente il dominio su due sfere vitali: la Terra (col suo corpo di leone) e l’Aria (perché ha testa e ali d’aquila). Guardiamo gli splendidi panorami che si aprono sulle vallate sottostanti e sulle piane umbre. Questa sintesi di Aria e Terra ci pare magnifica, esauriente.

Tuttavia il nostro obiettivo, in questa venuta a Perugia, è la Galleria Nazionale dell’Umbria, la raccolta museale più ampia della regione e una delle massime d’Italia. Una visita dovuta, una occasione rara. La galleria è ospitata nel Palazzo dei Priori e vi si accede da Corso Vannucci (euro 6, 50, ridotto 3, 50, gratis sotto i 18 e sopra i 65 anni). Ha un suo sito che vale davvero la pena di visitare anche in preparazione alla visita vera e propria: www.gallerianazionaledellumbria.it. Nelle sue 30 sale si compie un percorso molto agevole, strutturato e guidato da schede semplici ed efficaci.

Vi si trova una panoramica dell’arte umbra e toscana dal Duecento al Settecento ma è il nucleo pittorico (e anche scultoreo) dalle origini al Cinquecento ad impressionare. Già in sala 2 si trova Duccio di Boninsegna con la sua Madonna col Bambino, splendidamente contestualizzato ad altri pittori che hanno affrontato lo stesso tema.

Il culmine tuttavia si rivela agli occhi del visitatore tra la sala 21 e la sala 23. 21: il Perugino (Pietro Vannucci) col Cristo in Pietà; 22: il Pinturicchio (Bernardino di Betto) con la Pala di santa Maria dei Fossi; e l’apoteosi della sala 23: l’arte del Perugino vi è straordinariamente rappresentata (il Gonfalone della Giustizia, la Madonna della Consolazione, la Natività, il Battesimo del Cristo).

 

 

 

 

 

 

 

La meta successiva è il lago Trasimeno. Venerdì santo, tempo di processioni. Scegliamo Magione a picco sul lato est del lago. Paese di grande accoglienza, di tracimante simpatia. La prima nota è l’oro degli infiniti alberi di mimose in fiore. Le ritroveremo, le mimose, nella bara del Cristo Morto che sarà portata in processione. Ognuno se ne stacca un rametto. Il comandante dei vigili ci dà il permesso di stazionare in piazza (ma ci sono comodi parcheggi nelle vicinanze). Il padrone di un supermercato ci fa acquistare una focaccia che vale un pasto, il tortino pasquale. Ci dice con orgoglio: “in questo paese si possono lasciare le macchine aperte”.

La processione del Cristo Risorto è impressionante. Partecipa tutto il paese e il corteo lunghissimo si snoda per ogni strada, attraversa portici, ascende scalinate. È la processione dei 3 Cirenei: incappucciati, con la croce sulle spalle e a piedi scalzi, trascinano le catene simbolo del peccato.

Da Magione a Passignano. Sulla destra, arrivando, il santuario della Madonna dell’Uliveto che risale alla fine del Cinquecento. L’interno, dice la guida, è pregevole ma purtroppo noi troviamo chiuso. Passignano è un bel borgo sulla riva nord del Trasimeno. Ha una apprezzabile area sosta nel porticciolo. Un museo delle barche e una passeggiata tra lungolago e borgo antico su, verso la rocca e la trecentesca Torre di Ponente, singolarmente di forma triangolare. Sui muri del borgo alcune iscrizioni segnalano le tracimazioni del lago. Sulla riva un pescatore esibisce la sua preda, un bel carassio. “Sono dell’AS Cormorano di Perugia”, dice con enfasi.

Prendiamo il traghetto per visitare Isola Maggiore (euro 5, 60 andata e ritorno). Visita di grande suggestione: a dispetto del nome, Isola Maggiore è la seconda del lago, dopo Isola Polvese. Accoglie con le sue odorose siepi di rosmarino e i suoi cespugli di asparagi selvatici. Lunga 800 metri, ha sentieri che la attraversano in tutte le direzioni. Un recupero è in atto, ma si respira aria di abbandono e rovina soprattutto tra i resti del castello Guglielmi: un tempo ospitava un laboratorio di merletti. Ora rimane, di quella lavorazione, solo il museo. Due gli edifici sacri, più una chiesa sconsacrata nel borgo: la chiesa romanica di san Salvatore e la bella chiesa gotica di san Michele Arcangelo. L’abbandono è colpevole perché sull’isola si potrebbe investire facendone la perla del lago. E tuttavia si respira un’aura decadente e romantica che ha fascino penetrante, sa di cose antiche e perdute. Non si vorrebbe tornare sulla terraferma.

Da Passignano a Castiglione del Lago, sulla sponda ovest. Passando per Tuoro dove nel 217 aC Annibale sconfisse l’esercito romano forte di 25mila uomini, di cui ben 15mila rimasero sul terreno. Come e dove davvero sia avvenuta la battaglia, quali linee di spostamento abbiano seguito gli eserciti è quesito ancora irrisolto. C’è chi sostiene che la battaglia coinvolse l’intera vallata settentrionale del lago e chi afferma che il campo di battaglia va individuato nella sola valle di Sanguineto, a ovest di Tuoro.

Arriviamo a Castiglione (vediamo camper ovunque in pianura): il centro cittadino è su una altura, circondato dagli uliveti. Un gioiello, ho pensato a Pienza. E infatti la sistemazione urbana risale al Cinquecento. Qui furono prima marchesi e poi duchi, i Dalla Corgna, il cui palazzo sorge al centro del borgo. Veramente interessante il ciclo degli affreschi che testimonia il tardo manierismo umbro (Circignani, Pandolfi). Non c’è il sole ma le vie sono occupate dal mercato dei fiori, tutto è colore e profumo.

Il borgo propone tanti piccoli negozi che offrono le specialità locali (e assaggi). L’ufficio turistico dispensa materiale copioso ed esauriente (con indicazioni per ogni possibile tipo di turismo, dalla bici in su). Dal palazzo Dalla Corgna è facile raggiungere il castello che si trova ad una delle estremità del borgo. Lo spazio interno è ora usato per manifestazioni e spettacoli. Passeggiamo a lungo. Questo è davvero un luogo dello spirito.

 

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